Un caso di fusione e acquisizione (M&A) che è andato particolarmente male è stato l’acquisto da parte di Hewlett-Packard (HP) della società britannica Autonomy Corporation nel 2011.
HP, una delle più grandi aziende tecnologiche al mondo, ha acquisito Autonomy, una società specializzata nell’elaborazione del linguaggio naturale e nell’intelligenza artificiale, per un valore di circa 11,1 miliardi di dollari.
L’acquisto è stato guidato dall’allora CEO di HP, Leo Apotheker.
Tuttavia, dopo l’acquisizione, sono emersi gravi problemi.
Nel novembre 2012, HP ha annunciato una svalutazione di 8,8 miliardi di dollari sulla valutazione di Autonomy, affermando che la società aveva deliberatamente gonfiato i suoi ricavi e profitti prima dell’acquisizione.
HP ha accusato l’ex CEO di Autonomy, Mike Lynch, e l’ex CFO, Sushovan Hussain, di frode finanziaria.
Mike Lynch e Sushovan Hussain hanno negato tutte le accuse e hanno sostenuto che la svalutazione di HP fosse il risultato di errori di gestione interna da parte di HP stessa.
M&A da incubo finisce in tribunale
Il caso è finito in tribunale con HP che ha intentato una causa contro Lynch e Hussain per recuperare parte dei soldi spesi per l’acquisizione.
Nel 2018, un tribunale negli Stati Uniti ha condannato Sushovan Hussain per frode e nel 2019 è stato condannato a cinque anni di carcere; stessa sorte per Mike Lynch nel 2022, recentemente estradato negli USA.
Questo caso di M&A da incubo è stato molto costoso per HP e ha indubbiamente avuto un impatto significativo sulla sua reputazione.
Ha sollevato anche interrogativi sul processo di due diligence della società e sulla gestione dei rischi associati alle grandi acquisizioni.
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