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Stato Italiano in Stellantis: perchè non è una buona idea?

Stato Italiano in Stellantis

Ieri il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha parlato di un possibile ingresso dello Stato Italiano in Stellantis, dicendosi possibilista “se ne può parlare”.

La boutade del Ministro che ha reso plausibile l’ipotesi di vedere lo Stato Italiano in Stellantis è avvenuta rispondendo all’amministratore delegato dell’azienda Carlos Tavares, che aveva accusato il governo di non sostenere a sufficienza l’industria dell’auto in Italia.

Ma prima di parlare dell’ipotesi dello Stato Italiano in Stellantis, facciamo un po’ di storia…

La fusione avvenuta nel 2021 tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e il Gruppo PSA (Peugeot S.A.) ha portato alla creazione di Stellantis N.V., un colosso globale dell’auto, il quarto gruppo automobilistico più grande del mondo per volume e il terzo per fatturato.

La nascita di Stellantis ha rappresentato un momento significativo nel settore automobilistico, con l’obiettivo di affrontare le sfide future legate alla mobilità, all’innovazione e alla sostenibilità.

…ed i punti chiave della fusione

  • Struttura aziendale e leadership: La sede legale di Stellantis si trova nei Paesi Bassi, con una struttura di governance bilanciata tra gli ex azionisti di FCA e PSA. John Elkann, precedentemente presidente di FCA, è stato nominato presidente di Stellantis, mentre Carlos Tavares, ex CEO di PSA, è diventato CEO del nuovo gruppo.
  • Obiettivi strategici: La fusione mira a generare significative sinergie operative, stimando risparmi di costi nell’ordine di miliardi di euro, grazie all’ottimizzazione delle spese per ricerca e sviluppo, alla condivisione delle piattaforme veicoli e alla maggiore efficienza nella catena di fornitura. Uno degli obiettivi primari è quello di accelerare lo sviluppo di tecnologie e servizi per la mobilità elettrica e autonoma.
  • Presenza globale e portafoglio marchi: Stellantis riunisce sotto un unico ombrello un portafoglio diversificato di marchi, inclusi Fiat, Jeep, Dodge, Ram, Peugeot, Citroën, Opel, e molti altri, permettendo al gruppo una copertura globale del mercato in termini di segmenti di veicoli e geografie.
  • Sfide e opportunità: La fusione affronta sfide significative, inclusa la necessità di integrare due culture aziendali diverse e di gestire la transizione dell’industria automobilistica verso la mobilità sostenibile. Tuttavia, offre anche l’opportunità di sfruttare le risorse congiunte per innovare e competere in un settore in rapida evoluzione, con un focus particolare sull’elettrificazione dei veicoli e sulle soluzioni di mobilità intelligente.
  • Risposta del mercato: La formazione di Stellantis è stata generalmente ben accolta dal mercato e dagli analisti del settore, con aspettative positive riguardo alla capacità del nuovo gruppo di navigare le sfide del settore automobilistico e di capitalizzare sulle opportunità emergenti legate all’evoluzione tecnologica e ai cambiamenti nelle preferenze dei consumatori.
La situazione azionaria attuale

Ad oggi, il principale azionista di Stellantis è Exor, la holding della famiglia Agnelli.

Exor ha in mano una partecipazione del 14,2%.

Il secondo azionista è Peugeot, con il 7,1%, seguito dallo stato francese, che attraverso Bpi, l’equivalente della nostra Cassa Depositi e Prestiti, detiene una partecipazione in Stellantis del 6,1%.

Tutti e tre hanno ottenuto, dopo tre anni di possesso delle loro quote, di aumentare i diritti di voto in assemblea: quindi oggi Exor ha il 23,13%, Peugeot l’11,1%. Bpi il 9,6%, pesando cioè di più rispetto al valore della partecipazione.

Quello che si può presupporre, come del resto già accade in importanti realtà industriali nostrane (Autostrade per l’Italia, Saipem, Fincantieri, ENI…solo per citarne alcune) è che la Cassa Depositi e Prestiti possa decidere di sottoscrivere un eventuale aumento di capitale, di fatto portando lo Stato Italiano in Stellantis con una percentuale di capitale significativa.

Una mia riflessione al riguardo sull’ingresso dello STATO ITALIANO IN STELLANTIS

Ammesso che sia fattibile da un punto di vista finanziario, cosa che francamente è tutto fuorchè scontato visto che si tratta di svariati miliardi di “investimento”, mi sembra evidente che un intervento diretto nel capitale da parte dello Stato in questo momento sarebbe assolutamente inutile.

La governance di Stellantis è stata cristallizzata in occasione della recente fusione e difficilmente un neo-nominato rappresentante del Governo Italiano potrebbe incidere nelle scelte di sviluppo future, figuriamoci contendersi lo scettro con lo Stato francese.

A mio avviso il Governo Italiano dovrebbe evitare boutade, annunci propagandistici e polemiche sterili, concentrandosi nell’immediato sulla prevenzione: potenziare gli ammortizzatori sociali per attutire la possibile chiusura della produzione a Mirafiori, ragionare tempestivamente su processi di ricollocazione delle maestranze ed impostare una politica industriale volta a potenziare il settore dell’Automotive in Italia.

Un modo costruttivo di farlo sarebbe quello di farsi promotore di forme di aggregazione (M&A) di società nella filiera.

La necessità di rafforzare le nostre PMI patrimonializzandole e portandole a dimensioni più consone a competere sul mercato non è più rimandabile, specie se l’intenzione è quella di insistere nella transizione elettrica ed al contempo mantenere la produzione di componentistica per il motore endotermico, in linea con quanto stanno facendo anche altri paesi europei e non solo.

Spiace dirlo, ma spesso ho la sensazione che la volontà di polemizzare con la famiglia Agnelli / Elkann abbia fatto perdere di vista il tema principale, ovvero dare un futuro alle aziende dell’indotto Automotive che danno lavoro a centinaia di migliaia di persone e che certamente non sono legate esclusivamente alle vicissitudini aziendali di Stellantis.

In questo contesto, proporre l’ingresso dello Stato Italiano in Stellantis sembra più una provocazione che una cosa seria e segue le polemiche derivanti da quella che viene considerata più una vendita che una fusione.

Staremo a vedere quali saranno gli sviluppi della vicenda, su cui sicuramente torneremo su queste pagine.

Se veramente infatti ci sarà un ingresso dello Stato Italiano in Stellantis, sarà interessante capirne le effettive condizioni.

Il rischio è che si trasformi in un boomerang come già è stato, ad esempio, nell’operazione legata ad Autostrade per l’Italia.

Avv. Giuseppe Bellini[email protected]

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